Andrea Pfister nasce a Pesaro il 30 agosto 1942 da Elsa e Cesare Pfister, coppia borghese di origine svizzera. In tenera età, Andrea lascia le Marche per tornare insieme ai genitori nella loro città d’origine, nei pressi di Zurigo, dove il padre svolge l’attività di commerciante calzaturiero, esportando scarpe dall’Italia verso i paesi nordeuropei. È in questo periodo della sua vita che Pfister entra in contatto per la prima volta con il mondo delle scarpe e della moda, ambito a cui si dedicherà con passione e dedizione per tutta la sua vita. La passione per la moda, e l’eleganza trasmessa dai genitori, spinge Andrea a trasferirsi in Toscana non appena raggiunta la maggiore età. È nel capoluogo toscano che il futuro artista intraprende gli studi presso l’Università di Firenze, dove si appresta a seguire l’Accademia di Belle Arti, studi che conclude all’età di 20 anni presso l’istituto Ars Sutoria di Milano, una scuola specializzata in calzature e pelletteria che forma futuri artisti della moda.
Un primo traguardo viene raggiunto nel 1963, quando Andrea partecipa al Concorso internazionale del miglior creatore di scarpe, nella città di Amsterdam. È durante questa occasione che Andrea dimostra per la prima volta il suo grande talento come stilista di calzature, ricevendo il primo premio come miglior creatore grazie a un modello molto attuale, ovvero una scarpa in pelle di serpente, con tacco 4,5 centimetri a rochetto, sfilata e allacciata alla caviglia. La vincita al concorso olandese, la prima di tanti altri traguardi, fa capire al giovane stilista di aver tutte le carte in regola per poter continuare su questa strada, ed è così che l’anno successivo, nel 1964, Andrea decide di lasciare Milano, dove aveva terminato brillantemente gli studi all’Ars Sutoria, per recarsi nella capitale della moda per eccellenza, ovvero Parigi.
Non appena si trasferisce nella metropoli francese, Andrea ha subito la possibilità di entrare in contatto con alcune grandi firme dell’epoca, ed è così che inizia una proficua collaborazione con maisons storiche come Lanvin e Patou. Nelle due case di moda parigine, Pfister riceve la giusta esperienza e formazione per cominciare a ideare una sua futura collezione, progetto a cui darà vita nel 1965, imprimendo per la prima volta il nome Andrea Pfister sulle sue creazioni.
Nel 1967, Andrea incontra Jean-Pierre Dupré, uomo che sarà non solo il suo compagno di vita, ma anche il suo braccio destro. In poco tempo, infatti, i due danno vita alla loro società e, sempre nel 1967, i due soci aprono la loro prima boutique nella rue Cambon, a Parigi.
L’anno seguente, nel 1968, i due approdano a Vigevano, città in provincia di Pavia, a quel tempo capitale indiscussa della produzione calzaturiera. Nella cittadina lomellina i due stabiliscono la loro società e produzione, strutturando un’azienda che nel corso degli anni farà raggiungere allo stilista una notorietà a livello mondiale, grazie all’instancabile dedizione al lavoro e al grande talento. Degno di nota è anche la ricerca incessante di materiali, tessuti e accessori utili alla creazione delle scarpe portata avanti dall’artista, una ricerca che ha fatto sì che Pfister instaurasse una lunga lista di collaborazioni con le aziende italiane, una in particolare la conceria Stefania di Castano Primo, in provincia di Milano.
Prosegue la carriera di Andrea tra tante gioie e soddisfazioni, prima su tutte l’inaugurazione del suo secondo negozio nel 1987 a Milano, in via San Andrea, un indirizzo molto simbolico per l’artista. Tuttavia, l’anno più importante per la carriera dello stilista resta sicuramente il 1988 quando, per la seconda volta nella sua vita, viene consacrato come il miglior disegnatore di calzature. Lo scenario si svolge nella cornice della Carnegie Hall quando la Fashion Footwear Association di New York, l’associazione della moda calzaturiera, e la Fashion Media Association conferiscono ad Andrea Pfister la Medal of Honor. Da questo momento chiave, si spalancano le porte del mercato statunitense, uno dei più proficui dello scenario internazionale e che da quell’anno diventa il mercato più importante per l’azienda di Pfister. Spopola, pertanto, il fenomeno Andrea Pfister, un artista a tutto tondo capace di catturare l’attenzione di chiunque per mezzo delle sue creazioni tanto originali, quanto di una bellezza unica e ricercata.
Molte sono le star hollywoodiane, e non solo, che si affidano allo stile unico di Andrea come Liz Taylor, Ornella Muti, Monica Vitti, Cher, Susan Sarandon, Ursula Andress, Raquel Welch, Elsa Klensch, Elke Gazzara, Gena Rowlands, le gemelle Kessler e tantissimi altri nomi di cinema e spettacolo che hanno stretto un forte rapporto di amicizia con lo stilista svizzero. Nel 1993 il Musée International de la Chaussure di Romans, in Francia, dedica un intero lavoro di ricerca sui trent’anni di attività dello stilista, analizzando in una dettagliata retrospettiva tutte le creazioni fatte fino a quel tempo da Pfister. Tre anni più tardi, nel 1996, sarà invece il Museum at the Fashion Institute of Technology di New York a dedicargli una mostra antologica durante la “Shoe week” statunitense, curata dalla direttrice Dorothy Twinning Globus. Quest’ultima, nel corso della mostra, arriva addirittura a paragonare lo stesso Pfister ai suoi maestri precursori come Salvatore Ferragamo, Vivier e Perugia, parole che lo stilista accoglie con grande soddisfazione e onore.
Altra tappa importante nella carriera di Pfister è, senza ombra di dubbio, il 1° marzo 1998 data in cui l’artista riesce a raggiungere un obiettivo sognato da tanti, ma realizzato da pochi. Dopo anni di duro lavoro, Andrea apre la sua terza boutique in una delle strade più iconiche per il mondo della moda, ovvero nella celeberrima via Montenapoleone di Milano, al civico numero 25. Qui lo stilista dà libero sfogo alla sua creatività e al suo estro, creando un negozio di alta moda radicalmente innovativo e, sotto un certo punto di vista, precursore per quelli a venire. Una delle principali novità portate dal negozio meneghino di Pfister risiede nel fatto che non è più il classico punto vendita in cui il cliente si reca per fare compere, bensì ci si ritrova in un salotto-negozio, dove la clientela trova un’atmosfera di elegante familiarità e dove il prodotto non è più un solamente una merce esposta, ma un oggetto d’arte da ammirare. Alcune novità a livello commerciale incorrono nell’azienda di Andrea. Nel 2001, infatti, il marchio, insieme alle attività produttive e commerciali, viene acquisito dal gruppo Fin.Part, per mezzo del quale viene inaugurata la boutique nel lussuoso quartiere di Rodeo Drive, nella città di Los Angeles. Un accordo che dura, però, solo due anni in quanto nel 2003 il marchio Andrea Pfister Couture passa a Mafra, società del Mariella Burani Fashion Group che, a sua volta, rientra nel gruppo Antichi Pellettieri.
Un grande traguardo viene raggiunto, successivamente, nel 2004 quando il Museo della Calzatura di Vigevano dedica al designer svizzero una mostra, che ripercorre tutta la sua carriera artistica attraverso l’esposizione delle celebri calzature-scultura, un evento di estrema importanza sia per l’artista, sia per la città lomellina che ha celebrato il suo concittadino. Dopo più di quarant’anni vissuti insieme, arriva nel 2014 il giorno delle nozze per Andrea e Jean-Pierre, dopo il quale i due si trasferiscono nella loro casa nei pressi di Marsiglia, in Francia, dove trascorrono i loro ultimi anni insieme. Due anni dopo la loro unione, Jean-Pierre, viene a mancare nel marzo 2016, ciononostante, lo stilista continua a vivere nella casa francese che aveva condiviso fino a quel tempo con il compagno, senza mai separarsi dalla sua passione per la moda, suo grande punto d’appoggio. Di lì a poco anche Andrea si spegne lentamente a causa di una lunga malattia che lo fa spirare all’età di 75 anni nella notte tra il 24 e 25 gennaio 2018, assistito dalla cara sorella che gli è stata vicina negli ultimi mesi della sua vita.
Ricerca in archivio
Questo progetto è stato reso possibile grazie al prezioso materiale custodito all’interno dell’Archivio Storico di Vigevano, città in cui Andrea Pfister ha dato inizio al suo impero della moda. Qui sono emersi materiali di estrema importanza per la ricostruzione di parte della carriera dello stilista svizzero. I materiali rinvenuti riguardano in particolare modo la fase lavorativa dell’artista che parte dalla fine degli anni Ottanta, fino ad arrivare ai primi anni del Duemila, nella precisione fino al 2002.
La documentazione rinvenuta, oggetto d’analisi di questo lavoro, è stata donata al Comune di Vigevano non dallo stesso Andrea Pfister, bensì da una cara amica statunitense dell’artista. Quest’ultima, consapevole del valore del materiale in suo possesso, ha deciso di donare all’Archivio Storico vigevanese tutta la documentazione in suo possesso, affinché potesse diventare oggetto di studio per il museo della calzatura della città ducale.
All’interno dell’archivio, i documenti erano suddivisi in modo casuale all’interno di tre scatole, all’interno delle quali non vi erano solo carte, bensì anche cataloghi, scampoli, accessori e alcune decorazioni conservate dall’artista, probabilmente per eventuali progetti e collezioni future.
Dalla prima scatola oggetto di studio sono emerse delle testimonianze fondamentali per una maggiore comprensione del metodo lavorativo dello stilista. Nello specifico, si tratta di undici quaderni in cui Pfister annotava, seppur alla rinfusa, ogni genere di appunto o idea che potesse essergli d’aiuto nel suo lavoro. I quaderni in questione sono stati catalogati secondo un ordine cronologico dallo stesso Pfister e, inoltre, comprendono un lasso temporale che si estende dal 1987 fino al 2002, sebbene vi siano alcuni anni mancanti. Più in particolare, i carnets rinvenuti nell’archivio vigevanese sono: Quaderno 1987-1988, Quaderno 1988, Quaderno 1994-1995 “buono per idee”, Quaderno 1995-1996, Quaderno 1996 “con disegni per Magli”, Quaderno 1996 “Collezione campioni per Bruno Magli”, Quaderno 1997, Quaderno 1998 “buono per idee”, Quaderno 2000-2001, Quaderno 2001 e Quaderno 2002.
Nella seconda scatola, invece, sono emersi i documenti, a mio parere, di maggior rilievo e valore, ovvero i disegni dell’artista, raccolti in un unico grande raccoglitore denominato “Archivio Andrea Pfister, disegni e collezioni”. I bozzetti, seppur non siano stati contrassegnati da appunti, date o nomi dei modelli, erano costuditi nella scatola insieme a un altro schedario, quest’ultimo contenente per la maggior parte foto dei modelli creati da Pfister, insieme a dei piccoli disegni di calzature e borse fatti su dei fogli di cartoncino di piccole dimensioni, all’incirca 4×5 centimetri. Inoltre, sempre all’interno della seconda scatola, vi erano anche tre cataloghi dei colori di tendenza di quegli anni, a cui Pfister avrà sicuramente tratto ispirazione per le sue celebri cartelle colore, fatte in collaborazione con la conceria Stefania. A concludere il contenuto della seconda scatola alcune decorazioni e accessori conservati da Pfister. Nello specifico si tratta di tessuti, cristalli e applicazioni di fantasia, per la maggior parte, floreale che lo stilista ha conservato in alcune buste e contenitori di minori dimensioni, quasi a voler tenere in considerazione queste decorazioni come un’eventuale ispirazione per una collezione futura.
Ultima, ma non per importanza, la terza scatola oggetto di studio in cui sono stati ritrovati altri quaderni degli appunti, simili ai precedenti, sebbene questi siano stati impiegati da Pfister al solo utilizzo di catalogo di scampoli e materiali per progetti calzaturieri. Sempre all’interno di quest’ultima scatola, una miriade di fotografie raffiguranti le creazioni una volta terminate. Si tratta di almeno duecento fotografie di diversi formati, a partire dagli scatti realizzati con la macchina Polaroid, fino alle fotografie sviluppate dai rullini. Purtroppo, sono tutte immagini non catalogate e senza un ordine preciso, raccolte disordinatamente all’interno di piccoli album.
I quaderni degli appunti
Nel primo libro degli appunti analizzato, il Quaderno 1987-1988, è possibile focalizzare l’attenzione su degli aspetti in particolare, ovvero alcune idee per la collezione inverno del 1988, e un grosso ordine di pellame commissionato alla conceria Miramonti, di Castano Primo. In diverse pagine che riportano la data dei primi giorni di gennaio 1987, è possibile notare come Pfister stesse preparando un grosso ordine di pellami, in particolare di camoscio, whips opaco e lucido e karung, ovvero due tipologie di pelli rettile, per la sua futura collezione. Più nello specifico, nella pagina datata 6 gennaio 1987, l’artista si focalizza su i Libri animali, incollando sul quaderno stesso alcuni scampoli di pellame a lui congeniali per la collezione e scrivendo a fianco di ogni campione di materiale degli appunti, anche per quanto riguarda eventuali accostamenti con altri pellami. Pagine come queste sono importanti in quanto mostrano come la collezione inverno del 1988 fosse prevalentemente basata su i Libri animali sopra citati, in particolare privilegiando pellami ricavati da rettili, da sempre una tipologia di materiale prediletta da Pfister, soprattutto per il movimento e la tridimensionalità che è capace di conferire al prodotto una volta ultimato. Di particolare importanza, è infatti un campione di pelle bencotto zebra sempre incollato alla pagina del 6 gennaio 1987, che dimostra la versatilità di una pelle rettile esotica capace di assumere una fantasia zebrata e una texture unica, come uniche sono le scarpe di Andrea Pfister.
Il secondo libro degli appunti, ritrovato nel corso della mia ricerca, è il Quaderno 1988, nel quale vi sono minori informazioni di interesse, sebbene vi siano delle note che mostrano alcuni gruppi di calzature a cui stava lavorando Pfister in quel periodo. Più nello specifico, le pagine in questione, datate 28 novembre 1988, ritraggono degli appunti del Gruppo I, del Gruppo II: “La Chasse” e del Gruppo III “Cashmere”. Anche nel seguente caso, si tratta della scelta dei giusti materiali da richiedere alla conceria Miramonti di Castano Primo per i seguenti gruppi di calzature, in particolar modo, la richiesta ricade anche in questo caso sul camoscio, sebbene in queste pagine sia possibile notare come l’attenzione dell’artista sia focalizzata soprattutto sulla scelta dei colori. Nel caso specifico del Gruppo I, ad esempio, Pfister sembra essere particolarmente deciso sulla predilezione dei materiali (camoscio, tejus e karung), mentre è più esigente nella scelta delle colorazioni, gruppo per il quale ne sceglie sei. Purtroppo, in questo caso, non mi è stato possibile risalire alle tonalità in questione, essendo i colori scritti in codice numerico.
Diversa è la situazione per il Gruppo II: “La Chasse” e il Gruppo III “Cashmere”, per i quali il designer specifica le tonalità nei suoi appunti. Per il secondo gruppo di calzature si tratta di colori come il verde, il color rust (ruggine), il senape e il ciliegia; mentre per il terzo gruppo il color petrolio, il corallo, il color zaffiro e il giallo. Pertanto, dalle note riportate da Pfister è possibile risalire a quelli che sono stati i colori scelti per parte della collezione invernale del 1989 e avere una panoramica generale sul lavoro dietro le quinte del designer.
Le informazioni più importanti che emergono dall’analisi del Quaderno 1994-1995 “buono per idee” sono, senza dubbio, gli imminenti progetti per la collezione estate del 1995, dove il designer svizzero lascia scritte alcune pagine di dettagli fondamentali che riguardano in particolar modo la scelta dei pellami, degli accessori, delle decorazioni e, soprattutto, delle nuove forme di tacco che sarebbero state di tendenza in quel periodo. Un piccolo riassunto di queste novità si può trovare in una delle prime pagine del quaderno, per la precisione, nella pagina datata 28 febbraio 1994 e intitolata Inizio estate 1995. La futura collezione estate ’95, pertanto, si basa su un ritorno alla fantasia metallica, così come riportato dallo stilista nei suoi appunti, sia nella scelta dei pellami, sia nella scelta delle decorazioni e accessori (riporto metallico – riporto con graffette). Una collezione, quest’ultima, caratterizzata anche da un riacceso interesse in nastri e fibbie, grande punto di forza e fil rouge in molte delle calzature di Pfister. Sicuramente una novità risiede anche nell’effetto paglia, così come nei primi appunti da me rinvenuti riguardo alla collezione borse, note che andrò ad approfondire successivamente.
Un capitolo a parte è riservato all’analisi delle nuove forme di tacco per l’estate ’95, a cui lo stilista dedica alcune pagine di dettagliati appunti per se stesso, ma anche per i tacchifici a cui commissiona gli ordini. Particolare è anche la pagina degli appunti dedicata ai sandali per la successiva collezione, in cui il designer lascia scritti anche i nomi dei modelli in questione. Si tratta, più nello specifico dei modelli Nina 25, Yuppie 45, Gilda 60, Gilda 70, YS 85. Da notare alcuni appunti relativi alla destinazione dei modelli, alcuni per l’Europa, mentre altri destinati al mercato statunitense. Sfogliare un quaderno degli appunti dell’artista significa immergersi totalmente nel suo mondo e nella sua mente, entrando in contatto non solo con la sua creatività, ma anche confrontandosi con la sua organizzazione e con i suoi progetti. Un’occasione unica per capire il metodo di lavoro e di pensiero dello stilista anche attraverso dei semplici appunti, che possono rivelarsi un elemento chiave per capire determinate scelte dietro a una collezione.
Dalla testimonianza successiva, ovvero il Quaderno 1995-1996, è possibile notare come l’artista stesse probabilmente lavorando sulla collezione invernale del 1996, a cui dedica pagine di note soprattutto per quanto riguarda la scelta dei giusti materiali e della loro colorazione, così come gli schizzi dei nuovi tacchi e degli accessori da lui stesso disegnati. Caratteristica ricorrente nelle sue pagine di appunti sono, senza dubbio, i campioni di pellame o materiale, incollati al foglio del quaderno per una migliore organizzazione delle idee. Scorrendo le note, un particolare che viene subito notato è il fatto che l’artista abbia dedicato delle intere paginate a questi tessuti, campioni che, a loro volta, sono stati ordinati secondo un ordine cromatico (ad esempio, partendo dal nero e colori più scuri, fino ad arrivare al marrone), e già assegnati a un determinato modello di scarpa, identificato tramite codice numerico.
Una posizione importante viene occupata anche dagli accessori, a cui l’artista dedica tre intere pagine del suo quaderno, corredate da piccoli disegni e foto Polaroid raffiguranti campioni di stoffa da impiegare nel progetto. Nella prima delle tre pagine in questione, intitolata Accessori, il designer ha in progetto una serie di decorazioni per il modello Manu. In particolare, sono in fase di progettazione la suola della calzatura, per cui Pfister ha lasciato uno schizzo della struttura sul suo quaderno, così come del tacco, quest’ultimo smaltato. Il tema portante di tutta la scarpa è, come possibile vedere dalle foto incollate alla pagina, l’animalier, tematica a cui Pfister si ispira anche nell’ideazione di una fibbia da applicare alla calzatura e a un’eventuale borsa, di cui parla a fine pagina: “Fare maniglia di borsa”. Infine, il tema animalier viene ripreso anche in altri modelli, in particolar modo, nella forma Rock che presenta un tacco maculato pronto da far provare al tacchificio Enzo.
Continua il 1996 con il Quaderno 1996 Collezione campioni per Bruno Magli, un libro degli appunti molto particolare sotto alcuni punti di vista. Per la prima volta in un quaderno delle note, Pfister dà struttura a una collezione di moda per il mercato estero, in particolare è possibile notare come il paese su cui concentra la sua attenzione siano gli Stati Uniti d’America. Da sempre il mercato americano è quello prediletto dal designer svizzero, il quale lo ha sempre elogiato per la sua propensione allo shopping e per il fatto di non chiedere mai il prezzo, caratteristica per cui le scarpe di Pfister non hanno mai eccelso in economicità.
Una delle pagine dedicate alla collezione per gli Stati Uniti è quella intitolata Forme USA, in cui Andrea Pfister prende nota di alcune forme di calzatura da riservare al mercato statunitense. Proseguendo nelle pagine del Quaderno 1996 Collezioni campioni per Bruno Magli, di particolare interesse sono proprio le pagine e gli appunti dedicati all’azienda bolognese, con cui Pfister stava portando avanti una proficua collaborazione. La prima pagina in questione, che porta la data del 28 marzo 1996, riporta la scelta di alcune forme per la collezione riservata a Magli, più nello specifico di alcune modifiche e prove tacco previste per i modelli scelti. Il foglio, corredato da degli schizzi a penna delle forme prescelte, include anche dei disegni unici dei tacchi previsti per Magli, alcuni già visti in precedenza, come il tacco della forma Manu.
Ultimo libro degli appunti riguardante il biennio 1995-1996, è il Quaderno 1996 con disegni per Magli che, sebbene non contenga le stesse informazioni inedite dei precedenti quaderni, racchiude alcuni importanti documenti soprattutto dal punto di vista della collezione stivali, a cui sono state dedicate parecchie pagine di appunti. Il resto del quaderno, invece, è un grande insieme di note ed elenchi relativi a ordini da fare presso le varie concerie, prima su tutte la conceria Stefania, così come di disegni da realizzare in modelli. Per la maggior parte si trattano di note che l’artista prendeva affinché fossero per lui da promemoria nel corso della lavorazione. A dimostrare questa ipotesi è il fatto che in molti degli elenchi in questione lo stilista calzaturiero scrivesse “fatto” seguito dalla data di realizzazione del progetto.
Come anticipato nel precedente paragrafo, alcune delle documentazioni di maggior rilievo riguardano la creazione degli stivali Red 75 in pytone, tutti appartenenti all’omonimo gruppo. Più nello specifico, Pfister aveva come idea quella di creare un nuovo prodotto, ovvero gli stivali, partendo da uno già esistente, ovvero le forme del Gruppo Red 75, le cui foto sono state incollate con cura sulle pagine del quaderno, includendo anche specifiche misure e caratteristiche riguardo i tacchi dei modelli, come possibile vedere nell’immagine.
Il Quaderno 1997 riserva una parte inedita delle creazioni di Andrea Pfister non sempre appuntata negli altri libri degli appunti o, addirittura, quasi del tutto assente. Si tratta degli appunti riservati alla collezione borse, un tipo di accessorio non tanto conosciuto quanto le iconiche scarpe, ma a cui l’artista ha lavorato mettendoci la stessa passione e creatività. La pagina intitolata Borse APC estate 1998, presenta cinque diverse versioni del modello I Erredi, corredando a fianco di ogni schizzo altrettante note relative a base, misure, materiali e maniglie.
A seguire, una pagina riservata a un tacco speciale, uno di quelli che non si vedono spesso in giro e che solo Pfister sa fare, ovvero il tacco Fantasia, i cui appunti sono stati trascritti nell’omonima pagina dedicata. Si tratta di un tacco a spillo dall’aria fresca, giovane e colorata, perfetto per la collezione estiva per cui era stato pensato. La sua struttura è piuttosto particolare e insolita: alla base più scura del modello Molinella, di un color vinaccia, veniva applicato il seguente tacco in cui venivano infilati quattro motivi di plastica curvi tondi che rompono le calze. Un appunto, quello lasciato dall’artista svizzero, sicuramente un po’ provocatorio in quanto, il tacco oltre ad essere un pezzo unico e originale nel suo genere, non rompe solo gli schemi e i dettami della moda, ma anche le calze di coloro che lo indossano nella stagione sbagliata. Essendo un modello riservato alla collezione estiva, con tutta probabilità Pfister voleva che fosse il tacco stesso a far valere le sue regole a chi le infrangeva.
Ultimi, ma non per importanza, i quaderni del 1998 “buono per idee“, il Quaderno 2000-2001, il Quaderno 2001 e 2002. In questi libri degli appunti, meno ricchi di informazioni rispetto ai precedenti, vengono utilizzati prettamente dal designer come raccoglitori di idee, materiali e ordinazioni fatte alle aziende con cui collaborava. Dalle pagine contenute, è possibile vedere come ogni ispirazione che passasse per la mente dell’artista venisse subito messa per iscritto, o incollata alla pagina qualora si trattasse di un tessuto, affinché nulla venisse dimenticato.
AP Disegni & Collezioni
Capitolo più importante di questo lavoro riguarda sicuramente il ritrovamento di alcuni disegni di Pfister. Nonostante siano pochi i disegni ordinati secondo un criterio, ho deciso di suddividere alcuni dei bozzetti dell’artista secondo un ordine tematico ben preciso, a volte rispettando i nomi messi da Pfister stesso*, altre volte dando io un’etichetta alla categoria. Si tratta in tutto di sedici gruppi tematici, più nello specifico sono: AP Nail Polish Campaign; AP Solletta*; AP Foglie*; AP Zig Zag*; AP Gloves; AP Spoon Heel*; AP Zip*; AP Oro; AP Catene*; AP Colors; AP Fiori; AP Arcobaleno*; AP Fleece*; AP Cristalli; AP Boots e AP Fiocco.
A seguire nella lista, alcune sezioni dove è il colore a farla da padrone, ovvero AP Solletta, AP Zig Zag, AP Colors e AP Arcobaleno. In questi gruppi tematici Pfister ha fatto un uso smodato del colore, il più delle volte realizzando delle originali fantasie di pois colorati su sfondo bianco come, ad esempio, nel caso di AP Arcobaleno, oppure creando delle greche coloratissime dal lontano ricordo indigeno come in AP Zig Zag. Nonostante il colore sia comunque un punto di forza e motivo di grande ricerca stilistica da parte dell’artista, in questi gruppi in particolare è come se fosse diventato un pittore davanti alla sua tela da dipingere e, proprio qui, abbia dato il suo massimo in fatto di sperimentazione e creatività cromatica.
Due gruppi completamente dedicati alla natura sono, invece, AP Foglie e AP Fiori, nei quali le applicazioni e decorazioni e tema floreale sono quelle a cui Pfister fa maggior ricorso in tutte le sue collezioni. Emblema di colori e leggerezza, i fiori compaiono sulle creazioni di Andrea sia in forma di applicazione in tessuto o cristalli, sia come stampa o ricamo. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una tematica versatile sotto ogni punto di vista e una fonte inesauribile di idee.
Allo stesso modo il tema delle foglie, a cui il designer riserva tredici bozzetti, diventa pretesto per viaggiare nell’epoca dell’antica Grecia o dei grandi poeti latini, in cui sobrietà e classicità sono le caratteristiche fondamentali di questi modelli di scarpe che vanno dai toni dorati a quelli dell’argento.
A seguire, alcuni gruppi tematici particolarmente eleganti e lussuosi sono AP Oro e AP Cristalli, in cui il designer adorna le sue calzature con cristalli preziosi e perline colorate di ogni genere, dando vita al concetto di scarpa gioiello. Allo stesso modo, uno dei colori più apprezzati dall’artista svizzero è l’oro, sinonimo di ricchezza e sontuosità, tonalità che Pfister declina in parecchi suoi modelli, talvolta abbinato con cristalli e borchie, altre volte declinato con il suo opposto, ovvero l’argento. I nove bozzetti di AP Oro costituiscono una testimonianza unica di come questo colore possa essere elegante, ma anche sensuale e provocante.
Tuttavia, una delle decorazioni più apprezzate da Andrea Pfister, oltre ai fiori, è sicuramente il fiocco, quest’ultimo declinato in numerosi modelli dell’artista e fil rouge di tante sue collezioni. Simbolo di ricchezza e nobiltà in passato, il fiocco viene declinato nella categoria AP Fiocco quale sinonimo di femminilità e sensualità, dove non assume solo il compito di allacciatura della scarpa, bensì in alcuni casi diventa il protagonista assoluto della calzatura, data la sua vistosità ed eccentricità.
Un gruppo molto prolisso è quello degli stivali, rappresentato dalle categorie AP Boots e AP Fleece, cartelle che insieme ospitano quasi quaranta bozzetti dell’artista svizzero. In entrambe le categorie, Pfister ha dato libero sfogo alla sua fantasia e creatività, creando un prodotto unico, dove a farla da padrone sono i colori e i materiali di alta qualità con cui sono stati realizzati.
Ultimo gruppo tematico, ma non per importanza, quello denominato da Pfister stesso come AP Spoon Heel, che conta sei disegni. Si tratta di alcuni modelli di sandalo molto particolari, composti da un tacco basso di forma sferica e costituito da una base piatta. Una continua ricerca e sperimentazione stilistica la sua, che resta all’avanguardia nel mondo della calzatura e che ha fatto di Andrea Pfister uno dei designer calzaturieri più importanti al mondo.
Gallery
AP Fiocco 1
Simbolo di eleganza e femminilità, il fiocco è una delle decorazioni che più compare sulle creazioni di Pfister. Elegante o estroso, il fiocco rappresenta la versatilità dell’artista stesso.
AP Solletta 3
In AP Solletta il colore è il padrone indiscusso. In questa linea di scarpe basse, Pfister si cimenta nella realizzazione quasi fosse un pittore pronto a dipingere su una tela bianca. Il risultato è più che assicurato!
AP Catene 2
Un oggetto che può essere visto quale sinonimo di prigionia, la catena viene totalmente reinventata da Andrea, il quale la rende una decorazione iper femminile per la sua linea AP Catene, dove il buon gusto incontra la trasgressione.
AP Zip 6
Da strumento di pura utilità, la zip diventa la grande protagonista della linea AP Zip, in cui Andrea adorna décolleté, ma anche stivali con lunghe zip dorate.
AP Boot Lace 7
AP Boots è sicuramente l’inno agli stivali, categoria non particolarmente conosciuta del lavoro di Andrea, ma che ospita parecchi modelli e progetti unici nel loro genere.
AP Fleece 1
Se si vuole affrontare la stagione fredda con stile, AP Fleece è senza ombra di dubbio la scelta giusta. Con materiali di prima scelta, questa linea presenta stivali e stivaletti di estrema qualità e bellezza.
Andrea Pfister nasce a Pesaro il 30 agosto 1942 da Elsa e Cesare Pfister, coppia borghese di origine svizzera. In tenera età, Andrea lascia le Marche per tornare insieme ai genitori nella loro città d’origine, nei pressi di Zurigo, dove il padre svolge l’attività di commerciante calzaturiero, esportando scarpe dall’Italia verso i paesi nordeuropei. È in questo periodo della sua vita che Pfister entra in contatto per la prima volta con il mondo delle scarpe e della moda, ambito a cui si dedicherà con passione e dedizione per tutta la sua vita. La passione per la moda, e l’eleganza trasmessa dai genitori, spinge Andrea a trasferirsi in Toscana non appena raggiunta la maggiore età. È nel capoluogo toscano che il futuro artista intraprende gli studi presso l’Università di Firenze, dove si appresta a seguire l’Accademia di Belle Arti, studi che conclude all’età di 20 anni presso l’istituto Ars Sutoria di Milano, una scuola specializzata in calzature e pelletteria che forma futuri artisti della moda.
Un primo traguardo viene raggiunto nel 1963, quando Andrea partecipa al Concorso internazionale del miglior creatore di scarpe, nella città di Amsterdam. È durante questa occasione che Andrea dimostra per la prima volta il suo grande talento come stilista di calzature, ricevendo il primo premio come miglior creatore grazie a un modello molto attuale, ovvero una scarpa in pelle di serpente, con tacco 4,5 centimetri a rochetto, sfilata e allacciata alla caviglia. La vincita al concorso olandese, la prima di tanti altri traguardi, fa capire al giovane stilista di aver tutte le carte in regola per poter continuare su questa strada, ed è così che l’anno successivo, nel 1964, Andrea decide di lasciare Milano, dove aveva terminato brillantemente gli studi all’Ars Sutoria, per recarsi nella capitale della moda per eccellenza, ovvero Parigi.
Non appena si trasferisce nella metropoli francese, Andrea ha subito la possibilità di entrare in contatto con alcune grandi firme dell’epoca, ed è così che inizia una proficua collaborazione con maisons storiche come Lanvin e Patou. Nelle due case di moda parigine, Pfister riceve la giusta esperienza e formazione per cominciare a ideare una sua futura collezione, progetto a cui darà vita nel 1965, imprimendo per la prima volta il nome Andrea Pfister sulle sue creazioni.
Nel 1967, Andrea incontra Jean-Pierre Dupré, uomo che sarà non solo il suo compagno di vita, ma anche il suo braccio destro. In poco tempo, infatti, i due danno vita alla loro società e, sempre nel 1967, i due soci aprono la loro prima boutique nella rue Cambon, a Parigi.
L’anno seguente, nel 1968, i due approdano a Vigevano, città in provincia di Pavia, a quel tempo capitale indiscussa della produzione calzaturiera. Nella cittadina lomellina i due stabiliscono la loro società e produzione, strutturando un’azienda che nel corso degli anni farà raggiungere allo stilista una notorietà a livello mondiale, grazie all’instancabile dedizione al lavoro e al grande talento. Degno di nota è anche la ricerca incessante di materiali, tessuti e accessori utili alla creazione delle scarpe portata avanti dall’artista, una ricerca che ha fatto sì che Pfister instaurasse una lunga lista di collaborazioni con le aziende italiane, una in particolare la conceria Stefania di Castano Primo, in provincia di Milano.
Prosegue la carriera di Andrea tra tante gioie e soddisfazioni, prima su tutte l’inaugurazione del suo secondo negozio nel 1987 a Milano, in via San Andrea, un indirizzo molto simbolico per l’artista. Tuttavia, l’anno più importante per la carriera dello stilista resta sicuramente il 1988 quando, per la seconda volta nella sua vita, viene consacrato come il miglior disegnatore di calzature. Lo scenario si svolge nella cornice della Carnegie Hall quando la Fashion Footwear Association di New York, l’associazione della moda calzaturiera, e la Fashion Media Association conferiscono ad Andrea Pfister la Medal of Honor. Da questo momento chiave, si spalancano le porte del mercato statunitense, uno dei più proficui dello scenario internazionale e che da quell’anno diventa il mercato più importante per l’azienda di Pfister. Spopola, pertanto, il fenomeno Andrea Pfister, un artista a tutto tondo capace di catturare l’attenzione di chiunque per mezzo delle sue creazioni tanto originali, quanto di una bellezza unica e ricercata.
Molte sono le star hollywoodiane, e non solo, che si affidano allo stile unico di Andrea come Liz Taylor, Ornella Muti, Monica Vitti, Cher, Susan Sarandon, Ursula Andress, Raquel Welch, Elsa Klensch, Elke Gazzara, Gena Rowlands, le gemelle Kessler e tantissimi altri nomi di cinema e spettacolo che hanno stretto un forte rapporto di amicizia con lo stilista svizzero. Nel 1993 il Musée International de la Chaussure di Romans, in Francia, dedica un intero lavoro di ricerca sui trent’anni di attività dello stilista, analizzando in una dettagliata retrospettiva tutte le creazioni fatte fino a quel tempo da Pfister. Tre anni più tardi, nel 1996, sarà invece il Museum at the Fashion Institute of Technology di New York a dedicargli una mostra antologica durante la “Shoe week” statunitense, curata dalla direttrice Dorothy Twinning Globus. Quest’ultima, nel corso della mostra, arriva addirittura a paragonare lo stesso Pfister ai suoi maestri precursori come Salvatore Ferragamo, Vivier e Perugia, parole che lo stilista accoglie con grande soddisfazione e onore.
Altra tappa importante nella carriera di Pfister è, senza ombra di dubbio, il 1° marzo 1998 data in cui l’artista riesce a raggiungere un obiettivo sognato da tanti, ma realizzato da pochi. Dopo anni di duro lavoro, Andrea apre la sua terza boutique in una delle strade più iconiche per il mondo della moda, ovvero nella celeberrima via Montenapoleone di Milano, al civico numero 25. Qui lo stilista dà libero sfogo alla sua creatività e al suo estro, creando un negozio di alta moda radicalmente innovativo e, sotto un certo punto di vista, precursore per quelli a venire. Una delle principali novità portate dal negozio meneghino di Pfister risiede nel fatto che non è più il classico punto vendita in cui il cliente si reca per fare compere, bensì ci si ritrova in un salotto-negozio, dove la clientela trova un’atmosfera di elegante familiarità e dove il prodotto non è più un solamente una merce esposta, ma un oggetto d’arte da ammirare. Alcune novità a livello commerciale incorrono nell’azienda di Andrea. Nel 2001, infatti, il marchio, insieme alle attività produttive e commerciali, viene acquisito dal gruppo Fin.Part, per mezzo del quale viene inaugurata la boutique nel lussuoso quartiere di Rodeo Drive, nella città di Los Angeles. Un accordo che dura, però, solo due anni in quanto nel 2003 il marchio Andrea Pfister Couture passa a Mafra, società del Mariella Burani Fashion Group che, a sua volta, rientra nel gruppo Antichi Pellettieri.
Un grande traguardo viene raggiunto, successivamente, nel 2004 quando il Museo della Calzatura di Vigevano dedica al designer svizzero una mostra, che ripercorre tutta la sua carriera artistica attraverso l’esposizione delle celebri calzature-scultura, un evento di estrema importanza sia per l’artista, sia per la città lomellina che ha celebrato il suo concittadino. Dopo più di quarant’anni vissuti insieme, arriva nel 2014 il giorno delle nozze per Andrea e Jean-Pierre, dopo il quale i due si trasferiscono nella loro casa nei pressi di Marsiglia, in Francia, dove trascorrono i loro ultimi anni insieme. Due anni dopo la loro unione, Jean-Pierre, viene a mancare nel marzo 2016, ciononostante, lo stilista continua a vivere nella casa francese che aveva condiviso fino a quel tempo con il compagno, senza mai separarsi dalla sua passione per la moda, suo grande punto d’appoggio. Di lì a poco anche Andrea si spegne lentamente a causa di una lunga malattia che lo fa spirare all’età di 75 anni nella notte tra il 24 e 25 gennaio 2018, assistito dalla cara sorella che gli è stata vicina negli ultimi mesi della sua vita.
Questo progetto è stato reso possibile grazie al prezioso materiale custodito all’interno dell’Archivio Storico di Vigevano, città in cui Andrea Pfister ha dato inizio al suo impero della moda. Qui sono emersi materiali di estrema importanza per la ricostruzione di parte della carriera dello stilista svizzero. I materiali rinvenuti riguardano in particolare modo la fase lavorativa dell’artista che parte dalla fine degli anni Ottanta, fino ad arrivare ai primi anni del Duemila, nella precisione fino al 2002.
La documentazione rinvenuta, oggetto d’analisi di questo lavoro, è stata donata al Comune di Vigevano non dallo stesso Andrea Pfister, bensì da una cara amica statunitense dell’artista. Quest’ultima, consapevole del valore del materiale in suo possesso, ha deciso di donare all’Archivio Storico vigevanese tutta la documentazione in suo possesso, affinché potesse diventare oggetto di studio per il museo della calzatura della città ducale.
All’interno dell’archivio, i documenti erano suddivisi in modo casuale all’interno di tre scatole, all’interno delle quali non vi erano solo carte, bensì anche cataloghi, scampoli, accessori e alcune decorazioni conservate dall’artista, probabilmente per eventuali progetti e collezioni future.
Dalla prima scatola oggetto di studio sono emerse delle testimonianze fondamentali per una maggiore comprensione del metodo lavorativo dello stilista. Nello specifico, si tratta di undici quaderni in cui Pfister annotava, seppur alla rinfusa, ogni genere di appunto o idea che potesse essergli d’aiuto nel suo lavoro. I quaderni in questione sono stati catalogati secondo un ordine cronologico dallo stesso Pfister e, inoltre, comprendono un lasso temporale che si estende dal 1987 fino al 2002, sebbene vi siano alcuni anni mancanti. Più in particolare, i carnets rinvenuti nell’archivio vigevanese sono: Quaderno 1987-1988, Quaderno 1988, Quaderno 1994-1995 “buono per idee”, Quaderno 1995-1996, Quaderno 1996 “con disegni per Magli”, Quaderno 1996 “Collezione campioni per Bruno Magli”, Quaderno 1997, Quaderno 1998 “buono per idee”, Quaderno 2000-2001, Quaderno 2001 e Quaderno 2002.
Nella seconda scatola, invece, sono emersi i documenti, a mio parere, di maggior rilievo e valore, ovvero i disegni dell’artista, raccolti in un unico grande raccoglitore denominato “Archivio Andrea Pfister, disegni e collezioni”. I bozzetti, seppur non siano stati contrassegnati da appunti, date o nomi dei modelli, erano costuditi nella scatola insieme a un altro schedario, quest’ultimo contenente per la maggior parte foto dei modelli creati da Pfister, insieme a dei piccoli disegni di calzature e borse fatti su dei fogli di cartoncino di piccole dimensioni, all’incirca 4×5 centimetri. Inoltre, sempre all’interno della seconda scatola, vi erano anche tre cataloghi dei colori di tendenza di quegli anni, a cui Pfister avrà sicuramente tratto ispirazione per le sue celebri cartelle colore, fatte in collaborazione con la conceria Stefania. A concludere il contenuto della seconda scatola alcune decorazioni e accessori conservati da Pfister. Nello specifico si tratta di tessuti, cristalli e applicazioni di fantasia, per la maggior parte, floreale che lo stilista ha conservato in alcune buste e contenitori di minori dimensioni, quasi a voler tenere in considerazione queste decorazioni come un’eventuale ispirazione per una collezione futura.
Ultima, ma non per importanza, la terza scatola oggetto di studio in cui sono stati ritrovati altri quaderni degli appunti, simili ai precedenti, sebbene questi siano stati impiegati da Pfister al solo utilizzo di catalogo di scampoli e materiali per progetti calzaturieri. Sempre all’interno di quest’ultima scatola, una miriade di fotografie raffiguranti le creazioni una volta terminate. Si tratta di almeno duecento fotografie di diversi formati, a partire dagli scatti realizzati con la macchina Polaroid, fino alle fotografie sviluppate dai rullini. Purtroppo, sono tutte immagini non catalogate e senza un ordine preciso, raccolte disordinatamente all’interno di piccoli album.
Nel primo libro degli appunti analizzato, il Quaderno 1987-1988, è possibile focalizzare l’attenzione su degli aspetti in particolare, ovvero alcune idee per la collezione inverno del 1988, e un grosso ordine di pellame commissionato alla conceria Miramonti, di Castano Primo. In diverse pagine che riportano la data dei primi giorni di gennaio 1987, è possibile notare come Pfister stesse preparando un grosso ordine di pellami, in particolare di camoscio, whips opaco e lucido e karung, ovvero due tipologie di pelli rettile, per la sua futura collezione. Più nello specifico, nella pagina datata 6 gennaio 1987, l’artista si focalizza su i Libri animali, incollando sul quaderno stesso alcuni scampoli di pellame a lui congeniali per la collezione e scrivendo a fianco di ogni campione di materiale degli appunti, anche per quanto riguarda eventuali accostamenti con altri pellami. Pagine come queste sono importanti in quanto mostrano come la collezione inverno del 1988 fosse prevalentemente basata su i Libri animali sopra citati, in particolare privilegiando pellami ricavati da rettili, da sempre una tipologia di materiale prediletta da Pfister, soprattutto per il movimento e la tridimensionalità che è capace di conferire al prodotto una volta ultimato. Di particolare importanza, è infatti un campione di pelle bencotto zebra sempre incollato alla pagina del 6 gennaio 1987, che dimostra la versatilità di una pelle rettile esotica capace di assumere una fantasia zebrata e una texture unica, come uniche sono le scarpe di Andrea Pfister.
Il secondo libro degli appunti, ritrovato nel corso della mia ricerca, è il Quaderno 1988, nel quale vi sono minori informazioni di interesse, sebbene vi siano delle note che mostrano alcuni gruppi di calzature a cui stava lavorando Pfister in quel periodo. Più nello specifico, le pagine in questione, datate 28 novembre 1988, ritraggono degli appunti del Gruppo I, del Gruppo II: “La Chasse” e del Gruppo III “Cashmere”. Anche nel seguente caso, si tratta della scelta dei giusti materiali da richiedere alla conceria Miramonti di Castano Primo per i seguenti gruppi di calzature, in particolar modo, la richiesta ricade anche in questo caso sul camoscio, sebbene in queste pagine sia possibile notare come l’attenzione dell’artista sia focalizzata soprattutto sulla scelta dei colori. Nel caso specifico del Gruppo I, ad esempio, Pfister sembra essere particolarmente deciso sulla predilezione dei materiali (camoscio, tejus e karung), mentre è più esigente nella scelta delle colorazioni, gruppo per il quale ne sceglie sei. Purtroppo, in questo caso, non mi è stato possibile risalire alle tonalità in questione, essendo i colori scritti in codice numerico.
Diversa è la situazione per il Gruppo II: “La Chasse” e il Gruppo III “Cashmere”, per i quali il designer specifica le tonalità nei suoi appunti. Per il secondo gruppo di calzature si tratta di colori come il verde, il color rust (ruggine), il senape e il ciliegia; mentre per il terzo gruppo il color petrolio, il corallo, il color zaffiro e il giallo. Pertanto, dalle note riportate da Pfister è possibile risalire a quelli che sono stati i colori scelti per parte della collezione invernale del 1989 e avere una panoramica generale sul lavoro dietro le quinte del designer.
Le informazioni più importanti che emergono dall’analisi del Quaderno 1994-1995 “buono per idee” sono, senza dubbio, gli imminenti progetti per la collezione estate del 1995, dove il designer svizzero lascia scritte alcune pagine di dettagli fondamentali che riguardano in particolar modo la scelta dei pellami, degli accessori, delle decorazioni e, soprattutto, delle nuove forme di tacco che sarebbero state di tendenza in quel periodo. Un piccolo riassunto di queste novità si può trovare in una delle prime pagine del quaderno, per la precisione, nella pagina datata 28 febbraio 1994 e intitolata Inizio estate 1995. La futura collezione estate ’95, pertanto, si basa su un ritorno alla fantasia metallica, così come riportato dallo stilista nei suoi appunti, sia nella scelta dei pellami, sia nella scelta delle decorazioni e accessori (riporto metallico – riporto con graffette). Una collezione, quest’ultima, caratterizzata anche da un riacceso interesse in nastri e fibbie, grande punto di forza e fil rouge in molte delle calzature di Pfister. Sicuramente una novità risiede anche nell’effetto paglia, così come nei primi appunti da me rinvenuti riguardo alla collezione borse, note che andrò ad approfondire successivamente.
Un capitolo a parte è riservato all’analisi delle nuove forme di tacco per l’estate ’95, a cui lo stilista dedica alcune pagine di dettagliati appunti per se stesso, ma anche per i tacchifici a cui commissiona gli ordini. Particolare è anche la pagina degli appunti dedicata ai sandali per la successiva collezione, in cui il designer lascia scritti anche i nomi dei modelli in questione. Si tratta, più nello specifico dei modelli Nina 25, Yuppie 45, Gilda 60, Gilda 70, YS 85. Da notare alcuni appunti relativi alla destinazione dei modelli, alcuni per l’Europa, mentre altri destinati al mercato statunitense. Sfogliare un quaderno degli appunti dell’artista significa immergersi totalmente nel suo mondo e nella sua mente, entrando in contatto non solo con la sua creatività, ma anche confrontandosi con la sua organizzazione e con i suoi progetti. Un’occasione unica per capire il metodo di lavoro e di pensiero dello stilista anche attraverso dei semplici appunti, che possono rivelarsi un elemento chiave per capire determinate scelte dietro a una collezione.
Dalla testimonianza successiva, ovvero il Quaderno 1995-1996, è possibile notare come l’artista stesse probabilmente lavorando sulla collezione invernale del 1996, a cui dedica pagine di note soprattutto per quanto riguarda la scelta dei giusti materiali e della loro colorazione, così come gli schizzi dei nuovi tacchi e degli accessori da lui stesso disegnati. Caratteristica ricorrente nelle sue pagine di appunti sono, senza dubbio, i campioni di pellame o materiale, incollati al foglio del quaderno per una migliore organizzazione delle idee. Scorrendo le note, un particolare che viene subito notato è il fatto che l’artista abbia dedicato delle intere paginate a questi tessuti, campioni che, a loro volta, sono stati ordinati secondo un ordine cromatico (ad esempio, partendo dal nero e colori più scuri, fino ad arrivare al marrone), e già assegnati a un determinato modello di scarpa, identificato tramite codice numerico.
Una posizione importante viene occupata anche dagli accessori, a cui l’artista dedica tre intere pagine del suo quaderno, corredate da piccoli disegni e foto Polaroid raffiguranti campioni di stoffa da impiegare nel progetto. Nella prima delle tre pagine in questione, intitolata Accessori, il designer ha in progetto una serie di decorazioni per il modello Manu. In particolare, sono in fase di progettazione la suola della calzatura, per cui Pfister ha lasciato uno schizzo della struttura sul suo quaderno, così come del tacco, quest’ultimo smaltato. Il tema portante di tutta la scarpa è, come possibile vedere dalle foto incollate alla pagina, l’animalier, tematica a cui Pfister si ispira anche nell’ideazione di una fibbia da applicare alla calzatura e a un’eventuale borsa, di cui parla a fine pagina: “Fare maniglia di borsa”. Infine, il tema animalier viene ripreso anche in altri modelli, in particolar modo, nella forma Rock che presenta un tacco maculato pronto da far provare al tacchificio Enzo.
Continua il 1996 con il Quaderno 1996 Collezione campioni per Bruno Magli, un libro degli appunti molto particolare sotto alcuni punti di vista. Per la prima volta in un quaderno delle note, Pfister dà struttura a una collezione di moda per il mercato estero, in particolare è possibile notare come il paese su cui concentra la sua attenzione siano gli Stati Uniti d’America. Da sempre il mercato americano è quello prediletto dal designer svizzero, il quale lo ha sempre elogiato per la sua propensione allo shopping e per il fatto di non chiedere mai il prezzo, caratteristica per cui le scarpe di Pfister non hanno mai eccelso in economicità.
Una delle pagine dedicate alla collezione per gli Stati Uniti è quella intitolata Forme USA, in cui Andrea Pfister prende nota di alcune forme di calzatura da riservare al mercato statunitense. Proseguendo nelle pagine del Quaderno 1996 Collezioni campioni per Bruno Magli, di particolare interesse sono proprio le pagine e gli appunti dedicati all’azienda bolognese, con cui Pfister stava portando avanti una proficua collaborazione. La prima pagina in questione, che porta la data del 28 marzo 1996, riporta la scelta di alcune forme per la collezione riservata a Magli, più nello specifico di alcune modifiche e prove tacco previste per i modelli scelti. Il foglio, corredato da degli schizzi a penna delle forme prescelte, include anche dei disegni unici dei tacchi previsti per Magli, alcuni già visti in precedenza, come il tacco della forma Manu.
Ultimo libro degli appunti riguardante il biennio 1995-1996, è il Quaderno 1996 con disegni per Magli che, sebbene non contenga le stesse informazioni inedite dei precedenti quaderni, racchiude alcuni importanti documenti soprattutto dal punto di vista della collezione stivali, a cui sono state dedicate parecchie pagine di appunti. Il resto del quaderno, invece, è un grande insieme di note ed elenchi relativi a ordini da fare presso le varie concerie, prima su tutte la conceria Stefania, così come di disegni da realizzare in modelli. Per la maggior parte si trattano di note che l’artista prendeva affinché fossero per lui da promemoria nel corso della lavorazione. A dimostrare questa ipotesi è il fatto che in molti degli elenchi in questione lo stilista calzaturiero scrivesse “fatto” seguito dalla data di realizzazione del progetto.
Come anticipato nel precedente paragrafo, alcune delle documentazioni di maggior rilievo riguardano la creazione degli stivali Red 75 in pytone, tutti appartenenti all’omonimo gruppo. Più nello specifico, Pfister aveva come idea quella di creare un nuovo prodotto, ovvero gli stivali, partendo da uno già esistente, ovvero le forme del Gruppo Red 75, le cui foto sono state incollate con cura sulle pagine del quaderno, includendo anche specifiche misure e caratteristiche riguardo i tacchi dei modelli, come possibile vedere nell’immagine.
Il Quaderno 1997 riserva una parte inedita delle creazioni di Andrea Pfister non sempre appuntata negli altri libri degli appunti o, addirittura, quasi del tutto assente. Si tratta degli appunti riservati alla collezione borse, un tipo di accessorio non tanto conosciuto quanto le iconiche scarpe, ma a cui l’artista ha lavorato mettendoci la stessa passione e creatività. La pagina intitolata Borse APC estate 1998, presenta cinque diverse versioni del modello I Erredi, corredando a fianco di ogni schizzo altrettante note relative a base, misure, materiali e maniglie.
A seguire, una pagina riservata a un tacco speciale, uno di quelli che non si vedono spesso in giro e che solo Pfister sa fare, ovvero il tacco Fantasia, i cui appunti sono stati trascritti nell’omonima pagina dedicata. Si tratta di un tacco a spillo dall’aria fresca, giovane e colorata, perfetto per la collezione estiva per cui era stato pensato. La sua struttura è piuttosto particolare e insolita: alla base più scura del modello Molinella, di un color vinaccia, veniva applicato il seguente tacco in cui venivano infilati quattro motivi di plastica curvi tondi che rompono le calze. Un appunto, quello lasciato dall’artista svizzero, sicuramente un po’ provocatorio in quanto, il tacco oltre ad essere un pezzo unico e originale nel suo genere, non rompe solo gli schemi e i dettami della moda, ma anche le calze di coloro che lo indossano nella stagione sbagliata. Essendo un modello riservato alla collezione estiva, con tutta probabilità Pfister voleva che fosse il tacco stesso a far valere le sue regole a chi le infrangeva.
Ultimi, ma non per importanza, i quaderni del 1998 “buono per idee“, il Quaderno 2000-2001, il Quaderno 2001 e 2002. In questi libri degli appunti, meno ricchi di informazioni rispetto ai precedenti, vengono utilizzati prettamente dal designer come raccoglitori di idee, materiali e ordinazioni fatte alle aziende con cui collaborava. Dalle pagine contenute, è possibile vedere come ogni ispirazione che passasse per la mente dell’artista venisse subito messa per iscritto, o incollata alla pagina qualora si trattasse di un tessuto, affinché nulla venisse dimenticato.
Capitolo più importante di questo lavoro riguarda sicuramente il ritrovamento di alcuni disegni di Pfister. Nonostante siano pochi i disegni ordinati secondo un criterio, ho deciso di suddividere alcuni dei bozzetti dell’artista secondo un ordine tematico ben preciso, a volte rispettando i nomi messi da Pfister stesso*, altre volte dando io un’etichetta alla categoria. Si tratta in tutto di sedici gruppi tematici, più nello specifico sono: AP Nail Polish Campaign; AP Solletta*; AP Foglie*; AP Zig Zag*; AP Gloves; AP Spoon Heel*; AP Zip*; AP Oro; AP Catene*; AP Colors; AP Fiori; AP Arcobaleno*; AP Fleece*; AP Cristalli; AP Boots e AP Fiocco.
Aseguire nella lista, alcune sezioni dove è il colore a farla da padrone, ovvero AP Solletta, AP Zig Zag, AP Colors e AP Arcobaleno. In questi gruppi tematici Pfister ha fatto un uso smodato del colore, il più delle volte realizzando delle originali fantasie di pois colorati su sfondo bianco come, ad esempio, nel caso di AP Arcobaleno, oppure creando delle greche coloratissime dal lontano ricordo indigeno come in AP Zig Zag. Nonostante il colore sia comunque un punto di forza e motivo di grande ricerca stilistica da parte dell’artista, in questi gruppi in particolare è come se fosse diventato un pittore davanti alla sua tela da dipingere e, proprio qui, abbia dato il suo massimo in fatto di sperimentazione e creatività cromatica.
Due gruppi completamente dedicati alla natura sono, invece, AP Foglie e AP Fiori, nei quali le applicazioni e decorazioni e tema floreale sono quelle a cui Pfister fa maggior ricorso in tutte le sue collezioni. Emblema di colori e leggerezza, i fiori compaiono sulle creazioni di Andrea sia in forma di applicazione in tessuto o cristalli, sia come stampa o ricamo. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una tematica versatile sotto ogni punto di vista e una fonte inesauribile di idee. Il tema floreale viene declinato nei modi più fantasiosi: dalle applicazioni in stoffa, che creano fiori stilizzati, ad alcune applicazioni che riproducono i fiori nel modo più realistico possibile, rendendo la creazione un vero e proprio capolavoro.
Allo stesso modo il tema delle foglie, a cui il designer riserva tredici bozzetti, diventa pretesto per viaggiare nell’epoca dell’antica Grecia o dei grandi poeti latini, in cui sobrietà e classicità sono le caratteristiche fondamentali di questi modelli di scarpe che vanno dai toni dorati a quelli dell’argento. A seguire, alcuni gruppi tematici particolarmente eleganti e lussuosi sono AP Oro e AP Cristalli, in cui il designer adorna le sue calzature con cristalli preziosi e perline colorate di ogni genere, dando vita al concetto di scarpa gioiello. Allo stesso modo, uno dei colori più apprezzati dall’artista svizzero è l’oro, sinonimo di ricchezza e sontuosità, tonalità che Pfister declina in parecchi suoi modelli, talvolta abbinato con cristalli e borchie, altre volte declinato con il suo opposto, ovvero l’argento. I nove bozzetti di AP Oro costituiscono una testimonianza unica di come questo colore possa essere elegante, ma anche sensuale e provocante.
Tuttavia, una delle decorazioni più apprezzate da Andrea Pfister, oltre ai fiori, è sicuramente il fiocco, quest’ultimo declinato in numerosi modelli dell’artista e fil rouge di tante sue collezioni. Simbolo di ricchezza e nobiltà in passato, il fiocco viene declinato nella categoria AP Fiocco quale sinonimo di femminilità e sensualità, dove non assume solo il compito di allacciatura della scarpa, bensì in alcuni casi diventa il protagonista assoluto della calzatura, data la sua vistosità ed eccentricità. Un gruppo molto prolisso è quello degli stivali, rappresentato dalle categorie AP Boots e AP Fleece, cartelle che insieme ospitano quasi quaranta bozzetti dell’artista svizzero. In entrambe le categorie, Pfister ha dato libero sfogo alla sua fantasia e creatività, creando un prodotto unico, dove a farla da padrone sono i colori e i materiali di alta qualità con cui sono stati realizzati.
Ultimo gruppo tematico, ma non per importanza, quello denominato da Pfister stesso come AP Spoon Heel, che conta sei disegni. Si tratta di alcuni modelli di sandalo molto particolari, composti da un tacco basso di forma sferica e costituito da una base piatta. Una continua ricerca e sperimentazione stilistica la sua, che resta all’avanguardia nel mondo della calzatura e che ha fatto di Andrea Pfister uno dei designer calzaturieri più importanti al mondo.
Andrea Pfister nasce a Pesaro il 30 agosto 1942 da Elsa e Cesare Pfister, coppia borghese di origine svizzera. In tenera età, Andrea lascia le Marche per tornare insieme ai genitori nella loro città d’origine, nei pressi di Zurigo, dove il padre svolge l’attività di commerciante calzaturiero, esportando scarpe dall’Italia verso i paesi nordeuropei. È in questo periodo della sua vita che Pfister entra in contatto per la prima volta con il mondo delle scarpe e della moda, ambito a cui si dedicherà con passione e dedizione per tutta la sua vita. La passione per la moda, e l’eleganza trasmessa dai genitori, spinge Andrea a trasferirsi in Toscana non appena raggiunta la maggiore età. È nel capoluogo toscano che il futuro artista intraprende gli studi presso l’Università di Firenze, dove si appresta a seguire l’Accademia di Belle Arti, studi che conclude all’età di 20 anni presso l’istituto Ars Sutoria di Milano, una scuola specializzata in calzature e pelletteria che forma futuri artisti della moda.
Un primo traguardo viene raggiunto nel 1963, quando Andrea partecipa al Concorso internazionale del miglior creatore di scarpe, nella città di Amsterdam. È durante questa occasione che Andrea dimostra per la prima volta il suo grande talento come stilista di calzature, ricevendo il primo premio come miglior creatore grazie a un modello molto attuale, ovvero una scarpa in pelle di serpente, con tacco 4,5 centimetri a rochetto, sfilata e allacciata alla caviglia. La vincita al concorso olandese, la prima di tanti altri traguardi, fa capire al giovane stilista di aver tutte le carte in regola per poter continuare su questa strada, ed è così che l’anno successivo, nel 1964, Andrea decide di lasciare Milano, dove aveva terminato brillantemente gli studi all’Ars Sutoria, per recarsi nella capitale della moda per eccellenza, ovvero Parigi.
Non appena si trasferisce nella metropoli francese, Andrea ha subito la possibilità di entrare in contatto con alcune grandi firme dell’epoca, ed è così che inizia una proficua collaborazione con maisons storiche come Lanvin e Patou. Nelle due case di moda parigine, Pfister riceve la giusta esperienza e formazione per cominciare a ideare una sua futura collezione, progetto a cui darà vita nel 1965, imprimendo per la prima volta il nome Andrea Pfister sulle sue creazioni.
Nel 1967, Andrea incontra Jean-Pierre Dupré, uomo che sarà non solo il suo compagno di vita, ma anche il suo braccio destro. In poco tempo, infatti, i due danno vita alla loro società e, sempre nel 1967, i due soci aprono la loro prima boutique nella rue Cambon, a Parigi.
L’anno seguente, nel 1968, i due approdano a Vigevano, città in provincia di Pavia, a quel tempo capitale indiscussa della produzione calzaturiera. Nella cittadina lomellina i due stabiliscono la loro società e produzione, strutturando un’azienda che nel corso degli anni farà raggiungere allo stilista una notorietà a livello mondiale, grazie all’instancabile dedizione al lavoro e al grande talento. Degno di nota è anche la ricerca incessante di materiali, tessuti e accessori utili alla creazione delle scarpe portata avanti dall’artista, una ricerca che ha fatto sì che Pfister instaurasse una lunga lista di collaborazioni con le aziende italiane, una in particolare la conceria Stefania di Castano Primo, in provincia di Milano.
Prosegue la carriera di Andrea tra tante gioie e soddisfazioni, prima su tutte l’inaugurazione del suo secondo negozio nel 1987 a Milano, in via San Andrea, un indirizzo molto simbolico per l’artista. Tuttavia, l’anno più importante per la carriera dello stilista resta sicuramente il 1988 quando, per la seconda volta nella sua vita, viene consacrato come il miglior disegnatore di calzature. Lo scenario si svolge nella cornice della Carnegie Hall quando la Fashion Footwear Association di New York, l’associazione della moda calzaturiera, e la Fashion Media Association conferiscono ad Andrea Pfister la Medal of Honor. Da questo momento chiave, si spalancano le porte del mercato statunitense, uno dei più proficui dello scenario internazionale e che da quell’anno diventa il mercato più importante per l’azienda di Pfister. Spopola, pertanto, il fenomeno Andrea Pfister, un artista a tutto tondo capace di catturare l’attenzione di chiunque per mezzo delle sue creazioni tanto originali, quanto di una bellezza unica e ricercata.
Molte sono le star hollywoodiane, e non solo, che si affidano allo stile unico di Andrea come Liz Taylor, Ornella Muti, Monica Vitti, Cher, Susan Sarandon, Ursula Andress, Raquel Welch, Elsa Klensch, Elke Gazzara, Gena Rowlands, le gemelle Kessler e tantissimi altri nomi di cinema e spettacolo che hanno stretto un forte rapporto di amicizia con lo stilista svizzero. Nel 1993 il Musée International de la Chaussure di Romans, in Francia, dedica un intero lavoro di ricerca sui trent’anni di attività dello stilista, analizzando in una dettagliata retrospettiva tutte le creazioni fatte fino a quel tempo da Pfister. Tre anni più tardi, nel 1996, sarà invece il Museum at the Fashion Institute of Technology di New York a dedicargli una mostra antologica durante la “Shoe week” statunitense, curata dalla direttrice Dorothy Twinning Globus. Quest’ultima, nel corso della mostra, arriva addirittura a paragonare lo stesso Pfister ai suoi maestri precursori come Salvatore Ferragamo, Vivier e Perugia, parole che lo stilista accoglie con grande soddisfazione e onore.
Altra tappa importante nella carriera di Pfister è, senza ombra di dubbio, il 1° marzo 1998 data in cui l’artista riesce a raggiungere un obiettivo sognato da tanti, ma realizzato da pochi. Dopo anni di duro lavoro, Andrea apre la sua terza boutique in una delle strade più iconiche per il mondo della moda, ovvero nella celeberrima via Montenapoleone di Milano, al civico numero 25. Qui lo stilista dà libero sfogo alla sua creatività e al suo estro, creando un negozio di alta moda radicalmente innovativo e, sotto un certo punto di vista, precursore per quelli a venire. Una delle principali novità portate dal negozio meneghino di Pfister risiede nel fatto che non è più il classico punto vendita in cui il cliente si reca per fare compere, bensì ci si ritrova in un salotto-negozio, dove la clientela trova un’atmosfera di elegante familiarità e dove il prodotto non è più un solamente una merce esposta, ma un oggetto d’arte da ammirare. Alcune novità a livello commerciale incorrono nell’azienda di Andrea. Nel 2001, infatti, il marchio, insieme alle attività produttive e commerciali, viene acquisito dal gruppo Fin.Part, per mezzo del quale viene inaugurata la boutique nel lussuoso quartiere di Rodeo Drive, nella città di Los Angeles. Un accordo che dura, però, solo due anni in quanto nel 2003 il marchio Andrea Pfister Couture passa a Mafra, società del Mariella Burani Fashion Group che, a sua volta, rientra nel gruppo Antichi Pellettieri.
Un grande traguardo viene raggiunto, successivamente, nel 2004 quando il Museo della Calzatura di Vigevano dedica al designer svizzero una mostra, che ripercorre tutta la sua carriera artistica attraverso l’esposizione delle celebri calzature-scultura, un evento di estrema importanza sia per l’artista, sia per la città lomellina che ha celebrato il suo concittadino. Dopo più di quarant’anni vissuti insieme, arriva nel 2014 il giorno delle nozze per Andrea e Jean-Pierre, dopo il quale i due si trasferiscono nella loro casa nei pressi di Marsiglia, in Francia, dove trascorrono i loro ultimi anni insieme. Due anni dopo la loro unione, Jean-Pierre, viene a mancare nel marzo 2016, ciononostante, lo stilista continua a vivere nella casa francese che aveva condiviso fino a quel tempo con il compagno, senza mai separarsi dalla sua passione per la moda, suo grande punto d’appoggio. Di lì a poco anche Andrea si spegne lentamente a causa di una lunga malattia che lo fa spirare all’età di 75 anni nella notte tra il 24 e 25 gennaio 2018, assistito dalla cara sorella che gli è stata vicina negli ultimi mesi della sua vita.
Questo progetto è stato reso possibile grazie al prezioso materiale custodito all’interno dell’Archivio Storico di Vigevano, città in cui Andrea Pfister ha dato inizio al suo impero della moda. Qui sono emersi materiali di estrema importanza per la ricostruzione di parte della carriera dello stilista svizzero. I materiali rinvenuti riguardano in particolare modo la fase lavorativa dell’artista che parte dalla fine degli anni Ottanta, fino ad arrivare ai primi anni del Duemila, nella precisione fino al 2002.
La documentazione rinvenuta, oggetto d’analisi di questo lavoro, è stata donata al Comune di Vigevano non dallo stesso Andrea Pfister, bensì da una cara amica statunitense dell’artista. Quest’ultima, consapevole del valore del materiale in suo possesso, ha deciso di donare all’Archivio Storico vigevanese tutta la documentazione in suo possesso, affinché potesse diventare oggetto di studio per il museo della calzatura della città ducale.
All’interno dell’archivio, i documenti erano suddivisi in modo casuale all’interno di tre scatole, all’interno delle quali non vi erano solo carte, bensì anche cataloghi, scampoli, accessori e alcune decorazioni conservate dall’artista, probabilmente per eventuali progetti e collezioni future.
Dalla prima scatola oggetto di studio sono emerse delle testimonianze fondamentali per una maggiore comprensione del metodo lavorativo dello stilista. Nello specifico, si tratta di undici quaderni in cui Pfister annotava, seppur alla rinfusa, ogni genere di appunto o idea che potesse essergli d’aiuto nel suo lavoro. I quaderni in questione sono stati catalogati secondo un ordine cronologico dallo stesso Pfister e, inoltre, comprendono un lasso temporale che si estende dal 1987 fino al 2002, sebbene vi siano alcuni anni mancanti. Più in particolare, i carnets rinvenuti nell’archivio vigevanese sono: Quaderno 1987-1988, Quaderno 1988, Quaderno 1994-1995 “buono per idee”, Quaderno 1995-1996, Quaderno 1996 “con disegni per Magli”, Quaderno 1996 “Collezione campioni per Bruno Magli”, Quaderno 1997, Quaderno 1998 “buono per idee”, Quaderno 2000-2001, Quaderno 2001 e Quaderno 2002.
Nella seconda scatola, invece, sono emersi i documenti, a mio parere, di maggior rilievo e valore, ovvero i disegni dell’artista, raccolti in un unico grande raccoglitore denominato “Archivio Andrea Pfister, disegni e collezioni”. I bozzetti, seppur non siano stati contrassegnati da appunti, date o nomi dei modelli, erano costuditi nella scatola insieme a un altro schedario, quest’ultimo contenente per la maggior parte foto dei modelli creati da Pfister, insieme a dei piccoli disegni di calzature e borse fatti su dei fogli di cartoncino di piccole dimensioni, all’incirca 4×5 centimetri. Inoltre, sempre all’interno della seconda scatola, vi erano anche tre cataloghi dei colori di tendenza di quegli anni, a cui Pfister avrà sicuramente tratto ispirazione per le sue celebri cartelle colore, fatte in collaborazione con la conceria Stefania. A concludere il contenuto della seconda scatola alcune decorazioni e accessori conservati da Pfister. Nello specifico si tratta di tessuti, cristalli e applicazioni di fantasia, per la maggior parte, floreale che lo stilista ha conservato in alcune buste e contenitori di minori dimensioni, quasi a voler tenere in considerazione queste decorazioni come un’eventuale ispirazione per una collezione futura.
Ultima, ma non per importanza, la terza scatola oggetto di studio in cui sono stati ritrovati altri quaderni degli appunti, simili ai precedenti, sebbene questi siano stati impiegati da Pfister al solo utilizzo di catalogo di scampoli e materiali per progetti calzaturieri. Sempre all’interno di quest’ultima scatola, una miriade di fotografie raffiguranti le creazioni una volta terminate. Si tratta di almeno duecento fotografie di diversi formati, a partire dagli scatti realizzati con la macchina Polaroid, fino alle fotografie sviluppate dai rullini. Purtroppo, sono tutte immagini non catalogate e senza un ordine preciso, raccolte disordinatamente all’interno di piccoli album.
Nel primo libro degli appunti analizzato, il Quaderno 1987-1988, è possibile focalizzare l’attenzione su degli aspetti in particolare, ovvero alcune idee per la collezione inverno del 1988, e un grosso ordine di pellame commissionato alla conceria Miramonti, di Castano Primo. In diverse pagine che riportano la data dei primi giorni di gennaio 1987, è possibile notare come Pfister stesse preparando un grosso ordine di pellami, in particolare di camoscio, whips opaco e lucido e karung, ovvero due tipologie di pelli rettile, per la sua futura collezione. Più nello specifico, nella pagina datata 6 gennaio 1987, l’artista si focalizza su i Libri animali, incollando sul quaderno stesso alcuni scampoli di pellame a lui congeniali per la collezione e scrivendo a fianco di ogni campione di materiale degli appunti, anche per quanto riguarda eventuali accostamenti con altri pellami. Pagine come queste sono importanti in quanto mostrano come la collezione inverno del 1988 fosse prevalentemente basata su i Libri animali sopra citati, in particolare privilegiando pellami ricavati da rettili, da sempre una tipologia di materiale prediletta da Pfister, soprattutto per il movimento e la tridimensionalità che è capace di conferire al prodotto una volta ultimato. Di particolare importanza, è infatti un campione di pelle bencotto zebra sempre incollato alla pagina del 6 gennaio 1987, che dimostra la versatilità di una pelle rettile esotica capace di assumere una fantasia zebrata e una texture unica, come uniche sono le scarpe di Andrea Pfister.
Il secondo libro degli appunti, ritrovato nel corso della mia ricerca, è il Quaderno 1988, nel quale vi sono minori informazioni di interesse, sebbene vi siano delle note che mostrano alcuni gruppi di calzature a cui stava lavorando Pfister in quel periodo. Più nello specifico, le pagine in questione, datate 28 novembre 1988, ritraggono degli appunti del Gruppo I, del Gruppo II: “La Chasse” e del Gruppo III “Cashmere”. Anche nel seguente caso, si tratta della scelta dei giusti materiali da richiedere alla conceria Miramonti di Castano Primo per i seguenti gruppi di calzature, in particolar modo, la richiesta ricade anche in questo caso sul camoscio, sebbene in queste pagine sia possibile notare come l’attenzione dell’artista sia focalizzata soprattutto sulla scelta dei colori. Nel caso specifico del Gruppo I, ad esempio, Pfister sembra essere particolarmente deciso sulla predilezione dei materiali (camoscio, tejus e karung), mentre è più esigente nella scelta delle colorazioni, gruppo per il quale ne sceglie sei. Purtroppo, in questo caso, non mi è stato possibile risalire alle tonalità in questione, essendo i colori scritti in codice numerico.
Diversa è la situazione per il Gruppo II: “La Chasse” e il Gruppo III “Cashmere”, per i quali il designer specifica le tonalità nei suoi appunti. Per il secondo gruppo di calzature si tratta di colori come il verde, il color rust (ruggine), il senape e il ciliegia; mentre per il terzo gruppo il color petrolio, il corallo, il color zaffiro e il giallo. Pertanto, dalle note riportate da Pfister è possibile risalire a quelli che sono stati i colori scelti per parte della collezione invernale del 1989 e avere una panoramica generale sul lavoro dietro le quinte del designer.
Le informazioni più importanti che emergono dall’analisi del Quaderno 1994-1995 “buono per idee” sono, senza dubbio, gli imminenti progetti per la collezione estate del 1995, dove il designer svizzero lascia scritte alcune pagine di dettagli fondamentali che riguardano in particolar modo la scelta dei pellami, degli accessori, delle decorazioni e, soprattutto, delle nuove forme di tacco che sarebbero state di tendenza in quel periodo. Un piccolo riassunto di queste novità si può trovare in una delle prime pagine del quaderno, per la precisione, nella pagina datata 28 febbraio 1994 e intitolata Inizio estate 1995. La futura collezione estate ’95, pertanto, si basa su un ritorno alla fantasia metallica, così come riportato dallo stilista nei suoi appunti, sia nella scelta dei pellami, sia nella scelta delle decorazioni e accessori (riporto metallico – riporto con graffette). Una collezione, quest’ultima, caratterizzata anche da un riacceso interesse in nastri e fibbie, grande punto di forza e fil rouge in molte delle calzature di Pfister. Sicuramente una novità risiede anche nell’effetto paglia, così come nei primi appunti da me rinvenuti riguardo alla collezione borse, note che andrò ad approfondire successivamente.
Un capitolo a parte è riservato all’analisi delle nuove forme di tacco per l’estate ’95, a cui lo stilista dedica alcune pagine di dettagliati appunti per se stesso, ma anche per i tacchifici a cui commissiona gli ordini. Particolare è anche la pagina degli appunti dedicata ai sandali per la successiva collezione, in cui il designer lascia scritti anche i nomi dei modelli in questione. Si tratta, più nello specifico dei modelli Nina 25, Yuppie 45, Gilda 60, Gilda 70, YS 85. Da notare alcuni appunti relativi alla destinazione dei modelli, alcuni per l’Europa, mentre altri destinati al mercato statunitense. Sfogliare un quaderno degli appunti dell’artista significa immergersi totalmente nel suo mondo e nella sua mente, entrando in contatto non solo con la sua creatività, ma anche confrontandosi con la sua organizzazione e con i suoi progetti. Un’occasione unica per capire il metodo di lavoro e di pensiero dello stilista anche attraverso dei semplici appunti, che possono rivelarsi un elemento chiave per capire determinate scelte dietro a una collezione.
Dalla testimonianza successiva, ovvero il Quaderno 1995-1996, è possibile notare come l’artista stesse probabilmente lavorando sulla collezione invernale del 1996, a cui dedica pagine di note soprattutto per quanto riguarda la scelta dei giusti materiali e della loro colorazione, così come gli schizzi dei nuovi tacchi e degli accessori da lui stesso disegnati. Caratteristica ricorrente nelle sue pagine di appunti sono, senza dubbio, i campioni di pellame o materiale, incollati al foglio del quaderno per una migliore organizzazione delle idee. Scorrendo le note, un particolare che viene subito notato è il fatto che l’artista abbia dedicato delle intere paginate a questi tessuti, campioni che, a loro volta, sono stati ordinati secondo un ordine cromatico (ad esempio, partendo dal nero e colori più scuri, fino ad arrivare al marrone), e già assegnati a un determinato modello di scarpa, identificato tramite codice numerico.
Una posizione importante viene occupata anche dagli accessori, a cui l’artista dedica tre intere pagine del suo quaderno, corredate da piccoli disegni e foto Polaroid raffiguranti campioni di stoffa da impiegare nel progetto. Nella prima delle tre pagine in questione, intitolata Accessori, il designer ha in progetto una serie di decorazioni per il modello Manu. In particolare, sono in fase di progettazione la suola della calzatura, per cui Pfister ha lasciato uno schizzo della struttura sul suo quaderno, così come del tacco, quest’ultimo smaltato. Il tema portante di tutta la scarpa è, come possibile vedere dalle foto incollate alla pagina, l’animalier, tematica a cui Pfister si ispira anche nell’ideazione di una fibbia da applicare alla calzatura e a un’eventuale borsa, di cui parla a fine pagina: “Fare maniglia di borsa”. Infine, il tema animalier viene ripreso anche in altri modelli, in particolar modo, nella forma Rock che presenta un tacco maculato pronto da far provare al tacchificio Enzo.
Continua il 1996 con il Quaderno 1996 Collezione campioni per Bruno Magli, un libro degli appunti molto particolare sotto alcuni punti di vista. Per la prima volta in un quaderno delle note, Pfister dà struttura a una collezione di moda per il mercato estero, in particolare è possibile notare come il paese su cui concentra la sua attenzione siano gli Stati Uniti d’America. Da sempre il mercato americano è quello prediletto dal designer svizzero, il quale lo ha sempre elogiato per la sua propensione allo shopping e per il fatto di non chiedere mai il prezzo, caratteristica per cui le scarpe di Pfister non hanno mai eccelso in economicità.
Una delle pagine dedicate alla collezione per gli Stati Uniti è quella intitolata Forme USA, in cui Andrea Pfister prende nota di alcune forme di calzatura da riservare al mercato statunitense. Proseguendo nelle pagine del Quaderno 1996 Collezioni campioni per Bruno Magli, di particolare interesse sono proprio le pagine e gli appunti dedicati all’azienda bolognese, con cui Pfister stava portando avanti una proficua collaborazione. La prima pagina in questione, che porta la data del 28 marzo 1996, riporta la scelta di alcune forme per la collezione riservata a Magli, più nello specifico di alcune modifiche e prove tacco previste per i modelli scelti. Il foglio, corredato da degli schizzi a penna delle forme prescelte, include anche dei disegni unici dei tacchi previsti per Magli, alcuni già visti in precedenza, come il tacco della forma Manu.
Ultimo libro degli appunti riguardante il biennio 1995-1996, è il Quaderno 1996 con disegni per Magli che, sebbene non contenga le stesse informazioni inedite dei precedenti quaderni, racchiude alcuni importanti documenti soprattutto dal punto di vista della collezione stivali, a cui sono state dedicate parecchie pagine di appunti. Il resto del quaderno, invece, è un grande insieme di note ed elenchi relativi a ordini da fare presso le varie concerie, prima su tutte la conceria Stefania, così come di disegni da realizzare in modelli. Per la maggior parte si trattano di note che l’artista prendeva affinché fossero per lui da promemoria nel corso della lavorazione. A dimostrare questa ipotesi è il fatto che in molti degli elenchi in questione lo stilista calzaturiero scrivesse “fatto” seguito dalla data di realizzazione del progetto.
Come anticipato nel precedente paragrafo, alcune delle documentazioni di maggior rilievo riguardano la creazione degli stivali Red 75 in pytone, tutti appartenenti all’omonimo gruppo. Più nello specifico, Pfister aveva come idea quella di creare un nuovo prodotto, ovvero gli stivali, partendo da uno già esistente, ovvero le forme del Gruppo Red 75, le cui foto sono state incollate con cura sulle pagine del quaderno, includendo anche specifiche misure e caratteristiche riguardo i tacchi dei modelli, come possibile vedere nell’immagine.
Il Quaderno 1997 riserva una parte inedita delle creazioni di Andrea Pfister non sempre appuntata negli altri libri degli appunti o, addirittura, quasi del tutto assente. Si tratta degli appunti riservati alla collezione borse, un tipo di accessorio non tanto conosciuto quanto le iconiche scarpe, ma a cui l’artista ha lavorato mettendoci la stessa passione e creatività. La pagina intitolata Borse APC estate 1998, presenta cinque diverse versioni del modello I Erredi, corredando a fianco di ogni schizzo altrettante note relative a base, misure, materiali e maniglie.
A seguire, una pagina riservata a un tacco speciale, uno di quelli che non si vedono spesso in giro e che solo Pfister sa fare, ovvero il tacco Fantasia, i cui appunti sono stati trascritti nell’omonima pagina dedicata. Si tratta di un tacco a spillo dall’aria fresca, giovane e colorata, perfetto per la collezione estiva per cui era stato pensato. La sua struttura è piuttosto particolare e insolita: alla base più scura del modello Molinella, di un color vinaccia, veniva applicato il seguente tacco in cui venivano infilati quattro motivi di plastica curvi tondi che rompono le calze. Un appunto, quello lasciato dall’artista svizzero, sicuramente un po’ provocatorio in quanto, il tacco oltre ad essere un pezzo unico e originale nel suo genere, non rompe solo gli schemi e i dettami della moda, ma anche le calze di coloro che lo indossano nella stagione sbagliata. Essendo un modello riservato alla collezione estiva, con tutta probabilità Pfister voleva che fosse il tacco stesso a far valere le sue regole a chi le infrangeva.
Ultimi, ma non per importanza, i quaderni del 1998 “buono per idee“, il Quaderno 2000-2001, il Quaderno 2001 e 2002. In questi libri degli appunti, meno ricchi di informazioni rispetto ai precedenti, vengono utilizzati prettamente dal designer come raccoglitori di idee, materiali e ordinazioni fatte alle aziende con cui collaborava. Dalle pagine contenute, è possibile vedere come ogni ispirazione che passasse per la mente dell’artista venisse subito messa per iscritto, o incollata alla pagina qualora si trattasse di un tessuto, affinché nulla venisse dimenticato.
Capitolo più importante di questo lavoro riguarda sicuramente il ritrovamento di alcuni disegni di Pfister. Nonostante siano pochi i disegni ordinati secondo un criterio, ho deciso di suddividere alcuni dei bozzetti dell’artista secondo un ordine tematico ben preciso, a volte rispettando i nomi messi da Pfister stesso*, altre volte dando io un’etichetta alla categoria. Si tratta in tutto di sedici gruppi tematici, più nello specifico sono: AP Nail Polish Campaign; AP Solletta*; AP Foglie*; AP Zig Zag*; AP Gloves; AP Spoon Heel*; AP Zip*; AP Oro; AP Catene*; AP Colors; AP Fiori; AP Arcobaleno*; AP Fleece*; AP Cristalli; AP Boots e AP Fiocco.
A seguire nella lista, alcune sezioni dove è il colore a farla da padrone, ovvero AP Solletta, AP Zig Zag, AP Colors e AP Arcobaleno. In questi gruppi tematici Pfister ha fatto un uso smodato del colore, il più delle volte realizzando delle originali fantasie di pois colorati su sfondo bianco come, ad esempio, nel caso di AP Arcobaleno, oppure creando delle greche coloratissime dal lontano ricordo indigeno come in AP Zig Zag. Nonostante il colore sia comunque un punto di forza e motivo di grande ricerca stilistica da parte dell’artista, in questi gruppi in particolare è come se fosse diventato un pittore davanti alla sua tela da dipingere e, proprio qui, abbia dato il suo massimo in fatto di sperimentazione e creatività cromatica.
Due gruppi completamente dedicati alla natura sono, invece, AP Foglie e AP Fiori, nei quali le applicazioni e decorazioni e tema floreale sono quelle a cui Pfister fa maggior ricorso in tutte le sue collezioni. Emblema di colori e leggerezza, i fiori compaiono sulle creazioni di Andrea sia in forma di applicazione in tessuto o cristalli, sia come stampa o ricamo. Si tratta, senza ombra di dubbio, di una tematica versatile sotto ogni punto di vista e una fonte inesauribile di idee.
Allo stesso modo il tema delle foglie, a cui il designer riserva tredici bozzetti, diventa un pretesto per viaggiare nell’epoca dell’antica Grecia o dei grandi poeti latini, in cui sobrietà e classicità sono le caratteristiche fondamentali di questi modelli di scarpe che vanno dai toni dorati a quelli dell’argento. A seguire, alcuni gruppi tematici particolarmente eleganti e lussuosi sono AP Oro e AP Cristalli, in cui il designer adorna le sue calzature con cristalli preziosi e perline colorate di ogni genere, dando vita al concetto di scarpa gioiello. Allo stesso modo, uno dei colori più apprezzati dall’artista svizzero è l’oro, sinonimo di ricchezza e sontuosità, tonalità che Pfister declina in parecchi suoi modelli, talvolta abbinato con cristalli e borchie, altre volte declinato con il suo opposto, ovvero l’argento. I nove bozzetti di AP Oro costituiscono una testimonianza unica di come questo colore possa essere elegante, ma anche sensuale e provocante.
Tuttavia, una delle decorazioni più apprezzate da Andrea Pfister, oltre ai fiori, è sicuramente il fiocco, quest’ultimo declinato in numerosi modelli dell’artista e fil rouge di tante sue collezioni. Simbolo di ricchezza e nobiltà in passato, il fiocco viene declinato nella categoria AP Fiocco quale sinonimo di femminilità e sensualità, dove non assume solo il compito di allacciatura della scarpa, bensì in alcuni casi diventa il protagonista assoluto della calzatura, data la sua vistosità ed eccentricità.
Un gruppo molto prolisso è quello degli stivali, rappresentato dalle categorie AP Boots e AP Fleece, cartelle che insieme ospitano quasi quaranta bozzetti dell’artista svizzero. In entrambe le categorie, Pfister ha dato libero sfogo alla sua fantasia e creatività, creando un prodotto unico, dove a farla da padrone sono i colori e i materiali di alta qualità con cui sono stati realizzati.
Ultimo gruppo tematico, ma non per importanza, quello denominato da Pfister stesso come AP Spoon Heel, che conta sei disegni. Si tratta di alcuni modelli di sandalo molto particolari, composti da un tacco basso di forma sferica e costituito da una base piatta. Una continua ricerca e sperimentazione stilistica la sua, che resta all’avanguardia nel mondo della calzatura e che ha fatto di Andrea Pfister uno dei designer calzaturieri più importanti al mondo.